Il poker è uno dei giochi di carte più conosciuti e amati al mondo, tanto che, più che di gioco vero e proprio, possiamo parlare di una vera e propria disciplina, con tanto di tornei strutturati e campionati mondiali, come le WSOP (World Series of Poker).
Quando si gioca a poker, in tutte le sue varianti, entrano in ballo tanti fattori, che non sono solo legati alla fortuna nel possesso delle carte. Tra questi fattori c’è la capacità di conteggio e una certa predisposizione alla logica e alla matematica, ma anche una profonda conoscenza delle regole.
L’aspetto però più tipico del poker, che molti altri giochi di carte non hanno, è quello della possibilità di bluffare al tavolo verde, seguendo tutta una serie di consigli, indicazioni e regole a sfondo – anche – psicologico.
Cosa si intende per “bluff”
Prima di addentrarci nella spiegazione di questo argomento e nei consigli per imparare a bluffare a poker in modo ottimale, vediamo cosa si intende con questo termine.
Di certo, la sola pronuncia di questa parola rimanda nell’immediato a una serie di “immagini” stampate anche nella mente dei meno esperti, grazie anche ai numerosi film sul poker che sono usciti, fin dagli anni Sessanta, nelle sale di tutto il mondo, anche ad opera di registi di fama. Basta dire “bluff”, insomma, per figurarsi un tavolo verde fumoso, animato da strizzatine d’occhio, sguardi eloquenti, ammiccamenti tra i partecipanti.
Il bluff, che proviene dalla parola inglese to bluff, ovvero simulare, ingannare, è un atteggiamento che il giocatore tiene quando gioca, per disorientare l’avversario rispetto all’andamento della partita. Si tratta di una vera e propria strategia “di inganno”, di una dissimulazione messa in atto per prendere vantaggio sugli sfidanti. In poche parole si tratta di far credere agli avversari che si hanno determinate carte o che si faranno determinate mosse, per poi fare esattamente il contrario.
Tipologie di bluff
Il tipo di bluff più popolare è quello di far credere al proprio sfidante di avere delle carte superiori a quelle realmente in possesso, per invitare i contendenti a ritirarsi dal gioco, ovvero a scoraggiarsi. In altri casi si può anche fingere di avere carte inferiori a quelle realmente possedute, per poi, al momento di aggiudicarsi il piatto, spiazzare tutti con un vincente “effetto sorpresa”.
Esistono dunque due tipologie principali di bluff nel poker:
Bluff puro, quando il giocatore finge di avere carte migliori di quelle reali, per vincere il piatto una volta che gli avversari hanno deciso per il ritiro dai giochi
Bluff passivo o “slow play”, quando si fa credere agli avversari di avere carte basse, aumentando il valore del piatto con i loro rilanci
Il bluff e l'intelligenza artificiale
Negli anni la tecnologia è entrata nel mondo del poker, non soltanto grazie alle varianti di gioco online presenti nei siti degli operatori autorizzati di gioco d’azzardo, alcune delle quali “live”.
Evan Hirwitz e Tshilidzi Marwala hanno addirittura ideato un software capace di bluffare nel poker, con tanto di previsione delle reazioni degli sfidanti. Il software si basa sull’uso di reti neurali di rinforzo, che riconoscono il bluff, lo memorizzano, e rispondono di conseguenza, proprio come se si stesse giocando una partita tra umani.
Gli studi e le applicazioni in questa direzione si sono affinate, e non mancheranno certo sviluppi e nuove conquiste.
Psicologia o fortuna?
Vediamo dunque se per poter giocare una buona partita – magari vincente – serve solo la fortuna o bisogna usare anche qualche tattica psicologica.
Il poker e la Dea Bendata
Qualsiasi variante di poker dipende, in parte, dalla buona sorte.
Ogni strategia, anche psicologica, parte infatti da una situazione iniziale di fatto: il punteggio alto o basso di carte di cui si dispone. Le carte vengono distribuite in maniera del tutto casuale tra gli sfidanti al tavolo, e anche il più abile giocatore non può controllare il favore della Dea Bendata.
Questo dato di fatto, però, è la base di partenza per lo step successivo: la costruzione della strategia di gioco, di cui fanno parte anche l’aspetto psicologico e la capacità di bluffare.
Il bluff come parte della strategia
L’inganno del “bluff” rappresenta un’attitudine diffusa tra i pokeristi.
Sebbene esistano anche giocatori che si basano sull’istinto, e altri ancora sull’applicazione della matematica, è il bluff il vero protagonista di ogni partita, che viene messo in atto in vari modi, con atteggiamenti più o meno aggressivi, ma comunque sempre includendo una visione “psicologica” del gioco.
Bluff e psicologia: un binomio vincente
Il bluff si basa sul linguaggio del corpo, sul tono di voce, sulle espressioni facciali, sugli sguardi. Lo scopo – come si è visto – è la dissimulazione. Bisogna però tenere in considerazione che anche gli sfidanti in una partita potrebbero non essere così ingenui, e mettere in atto a loro volta delle tecniche e delle tattiche basate sul bluff.
Proprio in questo scambio di informazioni che vengono fornite – tramite il bluff – durante lo svolgimento di una partita sta la capacità di interpretare i segnali che gli avversari rimandano, coi loro gesti, movenze, tic, sguardi carichi di significato. L’interpretazione dei segnali, detti “tell”, è l’attività in cui interviene la psicologia nel poker.
L’osservazione dell’avversario
Osservare l’avversario è una strategia davvero utile, per capire se sta bluffando o meno e orientare la propria partita di conseguenza. Ecco alcuni indicatori molto utili a tal proposito:
Segnali di buona mano
Ecco alcuni indicatori di “buona mano”: tremore delle mani, sudore, vene pulsanti, tendenza ad andare verso il tavolo di gioco, posizione del corpo eretta e fiera, tendenza dell’avversario a guardare subito le chip dopo aver controllato anche per più volte le proprie carte.
Un giocatore sicuro di sé e delle proprie carte, inoltre, tende a fare call veloci, accavalla le gambe con disinvoltura, tiene i piedi puntati, proprio come se fosse prontissimo alla mossa successiva. Non solo: anche le sopracciglia sollevate, tiene le narici dilatate, il finto disinteresse per la partita, il tiro ad arco delle chips potrebbero essere segnali di buone mani in possesso del giocatore.
Segnali di una mano poco fortunata
Chi resta immobile al tavolo è come se sentisse un pericolo imminente, mentre chi si morde le labbra o si mangiucchia le unghie manifesta una certa debolezza. Lo stesso vale per chi si tocca il collo o la fronte in modo anomalo e compulsivo, oppure per chi giocherella con i propri oggetti indossati, tipo orologi o collane.
Toccarsi la punta del naso o grattarsi l’orecchio è indicatore di cose tenute nascoste: è probabile che si tratti proprio di un bluff!
La psicologia nel poker online
Se dal vivo è più semplice provare a capire se l’avversario sta bluffando, come comportarsi quando ci si trova a condividere un tavolo virtuale online, di quelli presenti nei casinò e nelle piattaforme autorizzate a offrire poker a distanza, anche in modalità torneo?
Visto che molte piattaforme danno modo anche di interagire con gli sfidanti via chat, la psicologia si può in qualche modo applicare durante gli scambi di comunicazione in Rete.
Come? Ad esempio, se un avversario risponde immediatamente, è probabile che sia poco concetrato sulla partita, e potrebbe cadere in qualche errore. A meno che non si tratti di un bluff. Allo stesso modo, chi partecipa a più chat sta di certo seguendo più tavoli: potrebbe trattarsi – sempre che non sia una dissimulazione – di un avversario esperto ed abile.
Di volta in volta spetta al giocatore cercare di capire chi ha di fronte, o dall’altra parte dello schermo. E l’intuito, talvolta, può aggiungere quel pizzico di brivido e di imprevedibilità in più a ogni partita. Lo stesso si può dire dell’esperienza accumulata via via nel gioco del poker.
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