Il poker è uno dei giochi più popolari al mondo. Uno dei motivi principali di questo successo è legato alla tipologia di gioco, nella quale, rispetto ad altre discipline di carte, conta molto l’abilità e la conoscenza delle regole, ma soprattutto la capacità di saper “studiare” l’avversario, prevedere le sue mosse, agire d’anticipo.
Come tutti i giochi di carte anche il poker richiede una certa dose di fortuna, ma si tratta di un elemento marginale nell’elaborazione di una strategia che include tanti aspetti, dalla probabilità al calcolo, dalla tecnica di conteggio delle carte fino alla psicologia.
In questo articolo ci concentreremo proprio sulla componente psicologica e sull’interpretazione dei comportamenti di gioco dell’avversario, e dunque sulle tecniche che i più grandi campioni di poker utilizzano per battere i rivali, interpretandone i segnali corporei e i possibili bluff.
Come si vedrà tale approccio è possibile nel poker dal vivo, ovvero in presenza. Anche nel poker online, a seconda delle varianti si possono però mettere in atto delle strategie per capire i rivali, seppur da dietro lo schermo.
Perché la psicologia conta nel poker
Prima di tutto cerchiamo di capire il motivo per cui nel poker l’elemento psicologico è determinante per elaborare una strategia ottimale. Innanzi tutto l’approccio deve essere bidirezionale, nel senso che è importante sia capire l’avversario durante una partita che mettere per primi in atto dei comportamenti specifici nel gioco.
La condotta del giocatore modello: evitare il tilt
Un giocatore abile di poker, prima ancora di valutare il comportamento dell’avversario sul piano psicologico, sa che sono importanti – se non fondamentali – l’autocontrollo e la disciplina personali.
A questo proposito si inserisce un concetto piuttosto noto tra gli amanti del poker, quello di “tilt”. Andare in tilt significa che, a causa di una mossa sbagliata oppure per un motivo emozionale, ci si lascia andare a reazioni incontrollate, che possono generare errori e compromettere in negativo l’andamento futuro della partita.
Anche emozioni come l’euforia per una buona mossa o per un imprevisto positivo possono creare le basi per una situazione di “tilt”, così come la noia o la preoccupazione per le abilità dimostrate dall’avversario.
Tipologie ed effetti del tilt
Ecco, ad esempio, in base alle cause, alcuni tipi riconosciuti di tilt:
Tilt legato alla sfortuna o alla cattiva sorte
Tilt legato all’errore personale nel gioco
Tilt della frustrazione e della vendetta verso l’avversario
Tilt della disperazione e dell’irrazionalità
Gli effetti del tilt, a seconda della tipologia, sono svariati: alcuni tenderanno a giocare con più impeto (“loose“), altri con eccessiva calma (“tight”), altri ancora in modo compulsivo e non ragionato, oppure, in maniera troppo cervellotica.
Come evitare di “tiltare?”
Visto che anche i grandi campioni sono esseri umani, come si possono controllare le proprie reazioni nel gioco, per evitare di “tiltare” durante una sfida?
Prima di tutto è importante conoscere bene le regole del gioco e i termini tecnici, perché la conoscenza permette di entrare in partita rilassati, ma fa anche in modo che gli avversari percepiscano una certa fermezza e sicurezza.
L’approccio mentale al gioco, poi, è fondamentale: si deve sapere, ancor prima di iniziare la partita, che anche le migliori statistiche e probabilità di vincere potrebbero non verificarsi nella realtà. Avere questa consapevolezza dà modo di prevenire situazioni di ansia e di stress e, dunque, di evitare il tilt.
Quando un giocatore si rende conto di entrare in tilt, oltre a controllare le successive mosse con quanta più calma possibile, può decidere di abbandonare il gioco o di fare una pausa di riflessione. L’importante è non farsi trascinare in azioni dettate dalla sola emotività.
Appare chiaro da questi consigli che alla base della gestione del tilt si pone il riconoscimento delle motivazioni che lo hanno creato: solo così si può trovare la giusta soluzione per proseguire la partita in tutta serenità.
Studiare l’avversario: l’interpretazione dei segnali
I segnali durante una partita di poker sono importanti almeno quanto le carte. Ma cosa si intende per segnali o “tells”? Si tratta di vere e proprie espressioni del corpo o del viso che comunicano un atteggiamento mentale, una predisposizione psicologica, se non anche un’intenzione di gioco.
Se i segnali verbali (le parole) e quelli paraverbali (tono di voce, velocità del parlato, silenzi, etc.) sono di più chiara e diretta interpretazione, i tells richiedono qualche attenzione in più per essere decifrati correttamente. Esempi di tells sono l’abbigliamento, la postura, i movimenti e i gesti del corpo, delle mani, del viso, il ritmo del respiro, lo sguardo.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, la soluzione di molti giocatori professionisti di indossare occhiali da sole e cappellini durante le partite è un modo per evitare lo sguardo diretto e la lettura della propria espressione.
L’osservazione dell’avversario è alla base di tutto, soprattutto nel momento in cui gli avversari guardano le carte a inizio partita, ma anche durante il flop, il river e il turn, tutti momenti salienti del gioco.
Tipologie di segnali: alcuni esempi
Ecco alcuni dei più importanti segnali utili a capire l’avversario durante una partita a poker:
Avere tremolio delle mani, sudorazione: nervosismo, può indicare carte favorevoli
Andare verso il tavolo, guardare le chip, allargare le narici: desiderio di puntare subito, può indicare una buona mano
Tenere i piedi sulle punte e la posizione eretta, accavallare le gambe: prontezza a puntare, può essere indice di carte propizie
Toccare il collo, leccare le labbra, stare a piedi incrociati: denota insicurezza nel gioco
Toccare il naso e le orecchie: indicatore di qualcuno che nasconde qualcosa, forse anche una mano importante
Controllare più volte le carte: essere insicuri delle proprie carte, forse perché si ha un “colore” o comunque una buona mano
Il bluff e i falsi tell
Non sempre è semplice nel poker capire fino in fondo l’avversario. Se si tratta di uno sfidante alle prime armi o poco esperto è molto probabile che i segnali corporei che questo esprime siano corrispondenti alle reali emozioni e alle connesse intenzioni di gioco.
Il bluff
Nel poker, però, soprattutto tra i giocatori più abili, è molto frequente il bluff, che ne rappresenta anche uno degli elementi più stimolanti. Il bluff è un vero e proprio depistaggio, che serve a disorientare l’avversario con azioni di gioco mirate.
Ad esempio, quando si ha una mano forte, si può fare finta di avere delle carte “deboli”. In che modo? In questa situazione il giocatore può passare la mano più volte, così che gli sfidanti si convincano ad aumentare le puntate e la posta in gioco. Al contrario, se si ha una mano debole si può simulare di avere carte vincenti, puntando alto e invitando così i compagni di partita a ritirarsi.
I tell verbali, i tell fisici ma anche i falsi tell sono da sostegno alle azioni di bluff e per questo motivo è importantissimo sia conoscerli che padroneggiarli al meglio.
I falsi tell
Cosa si intende per falsi tell? Si tratta di azioni simulate che hanno l’obiettivo ultimo di confondere gli avversari. Questo richiede una grande competenza nella gestione dei propri segnali corporei e extra corporei. Utilizzare queste tattiche accompagnate al bluff durante le giocate può ribaltare la situazione anche quando si hanno in mano carte poco favorevoli.
Si deve comunque considerare che molto spesso alle partite a poker prendono parte giocatori con pari esperienza e abilità, che potrebbero capire quando si tratta di un bluff e fare le proprie mosse di conseguenza.
Proprio per questo motivo una delle tattiche che molto spesso i pokeristi utilizzano è quella di non rilasciare tell, ed essere così impassibili e imperscrutabili. Ecco quali sono i comportamenti più comuni in questo tipo di approccio al gioco:
mantenere la stessa postura
cercare di impostare una “poker face” con movimenti controllati e apparentemente neutrali
usare occhiali, cappelli, cappucci, cuffie per “camuffare” lo sguardo e gli atteggiamenti
parlare poco con gli avversari ed evitare di fornire indicazioni verbali utili
osservare molto, soprattutto nel momento in cui gli sfidanti al tavolo guardano le proprie carte
Ogni partita, comunque, è a sé stante: l’esperienza sicuramente insegna, anche se la regola di partenza è che “forza si traduce con debolezza, e debolezza si traduce con forza”, nel gioco degli opposti che muove le migliori partite a poker.
Capire l’avversario nel poker online
Fin qui si è parlato di come capire la psicologia dell’avversario durante le partite in presenza. Vero è che il poker ormai è molto diffuso anche in Rete, nelle piattaforme dei casinò autorizzati. Le partite possono anche essere strutturate in forma di tornei di poker online e tornei live, in diverse varianti.
Come si fa dunque a capire il bluff e i tell quando ci si trova a sfidare un pokerista a distanza? In questo caso è davvero difficile basarsi sui comportamenti e sui segnali verbali e non verbali. Esiste però la possibilità di captare le intenzioni di gioco proprio dalle mosse e dalle tempistiche di risposta dell’avversario.
La partecipazione a più partite consente inoltre di affinare nel tempo questa abilità “interpretativa”. Non solo: anche seguire la community degli utenti e guardare a quali partite stanno partecipando può essere d’aiuto: i grinder di solito prendono parte a più tavoli, anche una decina insieme, mentre i meno esperti concentrano le proprie energie su uno, massimo due tavoli.
Una volta iniziata la partita, è utile ad esempio fare qualche domanda via chat, per saperne un po’ di più e per cercare di carpire informazioni preziose.
I tempi di risposta nelle mosse sono indicatori altrettanto importanti. Di norma contromosse rapide sono emblema di sicurezza, viceversa mosse lente potrebbero significare qualche dubbio sulla strategia da adottare. Anche in questo caso, però: attenti al bluff.
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