Il mercato dei videogiochi in Italia è alle prese con un periodo piuttosto florido, tra flessioni e rilanci. Quando si parla di videogiochi, oggi, l’analisi diviene più complessa rispetto al passato: alle tradizionali console si sono infatti affiancate altre modalità di accesso al mondo videoludico, dai software al gaming da pc, passando per le app.
Un dato essenziale da cui partire per entrare nel vivo della situazione riguarda il numero di videogiocatori italiani “dichiarati”. Secondo il più recente report di IIDEA – associazione di categoria dell’industria dei videogiochi-, pubblicato nel 2023 sulla base dei dati forniti da App Annie, Games Sales Data e Game Track, in Italia si contano 14,2 milioni di videogiocatori, di cui il 58 per cento è di sesso maschile.
Se vogliamo isolare il fattore “età” , le fasce tra i 45 e i 64 anni rappresentano il 24,6 per cento del totale, mentre gli utenti di età compresa tra i 15 e i 24 anni costituiscono il 24 per cento netto, sempre sul totale. I giovani adulti tra i 25 e i 34 anni sono il 15,4 per cento, mentre quelli nel range d’età tra i 35 e i 44 anni il 12,7 per cento. A questi si sommano i più piccoli – 6-11 anni e 11-14 anni-, che rappresentano nell’insieme il 22,8 per cento dei gamers italiani.
I dispositivi più usati per il gaming
Più che il fattore età o i requisiti anagrafici, quello che la dice lunga sul nuovo modo di vivere i videogiochi è soprattutto il tipo di canale o strumento utilizzato.
Lo smartphone risulta essere il dispositivo più utilizzato: il 69,7 per cento dei videogiocatori del Belpaese gioca da mobile.
Il 45,8 per cento dei gamers italiani è ancora affezionato alle console, mentre i giochi da PC sono i preferiti dal 38 per cento del totale, sebbene per le donne il PC gaming sia più usato delle console (37 per cento contro il 35,4 per cento).
Anche il tempo medio trascorso davanti ai videogiochi è un indicatore interessante. Se nell’indagine precedente di IIDEA il 65 per cento del campione dichiarava di non giocare mai, e il 27 per cento una volta a settimana, nell’ultimo report quasi il 70 per cento degli intervistati ha dichiarato di giocare almeno un’ora a settimana. La media settinanale è comunque più alta: gli italiani passano mediamente 7,52 ore ogni sette giorni davanti ai videogames.
Tutti gli elementi finora forniti dall’indagine di IIDEA contribuiscono a creare un quadro di riferimento utilissimo ad analizzare le tendenze in atto rispetto al mercato dei videogiochi in Italia, perché a seconda del dispositivo usato e dell’intensità di gioco possono cambiare anche le relazioni commerciali e le fonti di guadagno delle aziende del settore.
Altrettanto importante, a questo punto, è un chiarimento: dalla presente analisi di settore sono esclusi i giochi online con vincite in denaro, ovvero quelli offerti dalle piattaforme autorizzate da ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato), dalle slot machine ai quick games.
Sebbene anche questo ultimo specifico comparto dell’entertainment a distanza sia in netta crescita dagli ultimi 15 anni a questa parte, si tratta di una tipologia di gioco che viene talvolta accomunata ai videogames, ma che presenta in realtà profonde differenze strutturali e normative.
Un settore che vale oltre 2 miliardi di euro
Fatte le dovute premesse, gli ultimi dati ufficiali pubblicati rispetto al mercato dei videogiochi in Italia stimano un valore complessivo di 2,2 miliardi di euro. Si tratta di una cifra importante, anche se il sopracitato rapporto di IIDEA, diffuso lo scorso anno, evidenzia come ci sia stata una flessione di 1,2 punti percentuali.
Crescono le imprese Made in Italy
Nonostante il calo percentuale in un anno del fatturato del mercato videoludico italiano, viene segnalato un trend importante a favore dell’imprenditoria nazionale: le aziende Made in Italy produttrici di videogames sono in crescita, e la formula della start up sta lasciando il posto a piccole e medie imprese più organizzate.
All’interno di questa tendenza si delinea un aumento del fatturato del 30 per cento per le aziende videoludiche nostrane, e un 50 per cento in più di addetti al comparto, in termini di forza lavoro. Si tratta di un ottimo risultato, in quanto le imprese del settore gaming hanno un peso del 7 per cento nel mercato italiano, mentre arrivano a prendere una fetta importante di quello estero, in particolare statunitense – con una incidenza del 40 per cento – ed europeo – 43 per cento-.
Tradotto in altri numeri, ovvero in termini di fatturato, si parla di un volume di affari compreso tra i 130 e i 150 milioni di euro soltanto nel 2022.
I numeri della crescita: sale il numero di dipendenti
Ecco, nel dettaglio, alcuni numeri di riferimento che spiegano meglio l’evoluzione dell’industria italiana del gaming:
4 aziende su 10 sono PMI (Piccole Medie Imprese) con un numero di lavoratori interni che spazia tra i 10 e i 20
I professionisti addetti al processo produttivo sono aumentati del 50 per cento in un anno
L’83 per cento dei lavoratori ha un’età inferiore ai 36 anni
Un addetto alla produzione su 4 è donna
Un piccolo approfondimento in questo senso lo merita la piattaforma preferita dalle imprese di settore per sviluppare i giochi: il 75 per cento predilige il pc, mentre il mobile è al 50 per cento delle preferenze dei developer, seguito dalle console, che sono ferme al 40 per cento.
Nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, le aziende si sostentano e autofinanziano – 86 per cento – ma cresce il contributo pubblico di 5 punti percentuali tra il 2021 e il 2022 nonché il sostegni dei privati, anche in forma di partnership – 19 per cento del totale -.
La tax credit e il sostegno al comparto gaming
Alla pari di altri paesi europei – Francia e Gran Bretagna in primis- , anche in Italia alla fine del 2021 è stato riconosciuto il tax credit, cioè un credito d’imposta per la produzione di videogames stimato come 25 per cento delle spese totali, per un massimo di 1 milione di euro destinato a ogni singola impresa. Si tratta di un primo riconoscimento di valore per la filiera da parte delle istituzioni. Queste ultime iniziano infatti a considerare il comparto videoludico come un settore che contribusce alla diffusione della cultura nazionale e del turismo, oltre a creare posti di lavoro diretti anche alla popolazione più giovane.
Per questo motivo le associazioni di categoria sperano in un incremento di interventi istituzionali, a tutto vantaggio delle aziende interessate.
I videogiochi più venduti del 2023
Una curiosità, a questo punto, è del tutto lecita: quali sono stati i videogiochi più venduti in Italia lo scorso anno? Il trend italiano ricalca in parte quello delle classifiche internazionali dei games più giocati.
La top list di Sony per il mercato italiano vede in testa Fortnite, FIFA 23 e GTA. Questo dato si sposa bene a una graduatoria generale, che inserisce ai primi posti proprio FIFA 23 per PS4 e PS5, con l’incursione, al secondo posto del podio, di Nintendo Switch Sports per Nintendo .
Al quarto posto si piazza Just Dance 2023 per Nintendo Switch, seguito da Mario + Rabbids Sparks of Hope e FIFA 23 per Nintendo. L’ottava posizione è perGrand Theft Auto V, la nona per One Piece Odyssey, mentre Pokémon Violetto si ferma alla decima postazione. Dalla lista manca Hogwarts Legacy, con tutta probabilità a causa del lancio rinviato per l’ottimizzazione. Il videogame sta tuttavia ottenendo un enorme successo tra i fan del maghetto più popolare del mondo.
Ancora una curiosità, per concludere: tra questi titoli, Mario+ Rabbids Sparks of Hope (Ubisoft Milan) è stato candidato agliItalian Video Games Award 2023, battuto però da tERRORbane, un gioco di ruolo vincitore del primo premio, che porta la firma del promettente BitNint Studio.
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