Cicloweb, tutto sul ciclismo in Italia: 'Pogacar non ha rivali al Tour de France'
Il Tour de France è entrato nel vivo con Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel che hanno iniziato a lottare per contendersi il titolo. Uno degli eventi più seguiti tra gli appassionati di ciclismo, in attesa dell’ultima tappa che si terrà il prossimo 21 luglio, con partenza da Monaco e arrivo finale a Nizza.
Per conoscere qualche dettaglio in più sulla gara, abbiamo voluto intervistare Marco Grassi, fondatore e direttore di Cicloweb.it, uno dei siti di riferimento in Italia per quanto riguarda le news sul ciclismo.
Marco ci ha raccontato la storia del sito, la sua passione per il ciclismo e ha condiviso con noi le sue impressioni su questo Tour de France 2024.
Come e quando nasce Cicloweb.it?
Eravamo nella primavera del 2002 quando sul web si affacciò questa creatura, tutta html e staticità, nata perché – scrivendo all’epoca per Il Tempo di Roma – non trovavo mai su internet sufficienti e approfondite notizie sul ciclismo. Sicché decisi di creare io il sito che avrei voluto leggere. Mi aiutarono nella realizzazione del progetto proprio alcuni colleghi de Il Tempo, e il 10 aprile del 2002, con la notizia della vittoria di Mario Cipollini alla Gand-Wevelgem, Cicloweb vide la luce. Erano tempi pionieristici per internet, forse all’epoca non avrei pensato che questo sito avrebbe raggiunto i 22 anni d’età (e ancora gode di ottima salute!
Come è nata la sua passione per il ciclismo? E qual è stata la più bella esperienza su due ruote che ricorda?
La mia passione per il ciclismo è nata guardando una tappa pirenaica del Tour de France del 1990. Di colpo, senza rendermene conto, venni rapito dalla bellezza estetica (estatica) di quegli omini in bicicletta sparsi sull’asfalto rovente delle montagne francesi. Un’immagine stordente che mi ha travolto e calato con tutte le braghe nella passione per questo sport.
Le mie esperienze più belle, lavorativamente ma anche umanamente parlando, sono le trasferte alle gare, che siano il Giro o corse in altri continenti. In particolare, per intensità, forse la più bella in assoluto è stata l’aver vissuto dal di dentro, fianco a fianco con i campioni di tutto il globo, i Mondiali su pista del 2020 a Berlino, pochissimi giorni prima che tutto venisse chiuso per la pandemia.
Ci parli del Team. Chi lavora insieme a lei?
In 22 anni ho avuto una moltitudine di giovani (e meno giovani) collaboratori passati da Cicloweb e poi magari migrati verso altri lidi. Un nome che mi piace fare è quello di Stefano Rizzato, che proprio su questo sito mosse i primi passi nel giornalismo ciclistico quasi 20 anni fa, e che oggi commenta il Tour de France per la Rai. Nel tempo Cicloweb è diventata una macchina piuttosto complessa. A vario titolo sono oltre 20 le persone coinvolte, tra redazione, collaborazioni esterne e attività collaterali.
Sul sito Cicloweb vengono realizzate diverse rubriche sugli argomenti più disparati. Qual è la più seguita dai vostri lettori?
Quella di cui oggi vado più orgoglioso è proprio l’ultima nata, “Riunione Tecnica”, una trasmissione trisettimanale che durante i grandi giri (o altri eventi speciali come Olimpiadi o Mondiali) diventa quotidiana. È molto apprezzata dal pubblico ed è anche il segno che Cicloweb non si limita al giornalismo scritto ma esplora altri formati, in consonanza con la sua attitudine all’innovazione che sin dagli albori anima questo progetto: Cicloweb è stato il sito che ha inventato i database dei risultati ciclistici e le dirette animate, tanto per dirne due, ed è stato anche un precursore per quanto riguarda i contenuti video, che oggi rappresentano una parte importantissima, centrale, del nostro lavoro.
Parliamo del Tour de France. Come vede gli Italiani in gara?
Non benissimo ma in linea con le aspettative: c’erano appena 8 italiani al via, dopo la prima tappa son rimasti in 7 e molti di loro devono fare i gregari. Difficile emergere in queste condizioni. Mi aspetto che nella seconda parte di Tour de France Giulio Ciccone emerga e lotti per la maglia a pois, oltre che per vincere una tappa di montagna: ha le qualità per centrare il doppio obiettivo. Tra gli altri mi aspetto forse una bella fuga di Luca Mozzato, atteso a una conferma dopo l’inatteso secondo posto al Giro delle Fiandre.
Sa indicarci le prossime tappe che potrebbero rivelarsi decisive?
Tutte le tappe di salita, visti i protagonisti in campo, potranno essere decisive. In particolare la cavalcata pirenaica di sabato 13, da Pau a Saint-Lary-Soulan con Tourmalet, Hourquette d’Ancizan e Pla d’Adet in sequenza, e il trittico finale con le due tappe alpine di venerdì 19 e sabato 20 e la crono conclusiva di Nizza. L’ultima volta che un Tour si concluse con una cronometro fu nel 1989, e il sorpasso di Lemond a Fignon (battuto in classifica per soli 8″) è giustamente entrato tra i (tanti) fatti leggendari di questo sport. Chissà che anche stavolta non si viva un ribaltone del genere all’ultimo respiro. Peraltro uno dei contendenti, Tadej Pogacar, ha già una certa esperienza di ribaltoni contro il tempo (ogni riferimento alla crono di La Planche des Belles Filles 2020 è ovviamente voluto).
Chi sono secondo lei i favoriti alla vittoria?
Il favorito è uno ed è Tadej Pogacar. Quest’anno ha preparato la stagione senza avere intoppi, e l’obiettivo di doppiare Giro e Tour (cosa che non si verifica da Marco Pantani 1998) è realmente alla sua portata. Jonas Vingegaard, bicampione uscente, ha dovuto fare i conti con uno stop di tre settimane nella preparazione dopo la caduta al Giro dei Paesi Baschi; Remco Evenepoel è all’esordio al Tour e sulle grandi salite potrà pagare un qualche dazio; Primoz Roglic sembra al momento sottotono, anche se in classifica per ora tiene. Gli altri sono già lontanissimi. I tre sfidanti di Pogacar, data la loro caratura, potrebbero comunque volgere la corsa in proprio favore, in qualche modo. Ma resto dell’idea che sarà difficilissimo per loro superare Pogacar.